Due sparizioni, due ambientazioni lontane ma unite da un’unica, inquietante costante: l’assenza di risposte. L’8 dicembre del 2000, una tempesta sferza Dublino mentre Trevor Deely, un giovane impiegato di banca di 22 anni, si incammina verso casa dopo una festa aziendale. Fa una breve sosta in ufficio, recupera un ombrello, lascia un messaggio in segreteria a un amico e sparisce per sempre. Le ultime immagini lo mostrano camminare da solo in una città vuota e battuta dalla pioggia, mentre un uomo vestito di nero lo osserva poco distante. Di lui non si saprà mai nulla. Nessun testimone, nessuna scena del crimine, solo ipotesi e un tempo prezioso perso nei giorni successivi, quando nessuno si era ancora accorto che Trevor era scomparso.

Sei anni più tardi, al largo dell’Isola di Wight, un’altra storia comincia – o meglio, finisce. Il 20 agosto 2006, James Meaby, Jason Downer e Rupert Sanders salpano a bordo della loro barca a vela, la Ouzo, per raggiungere una regata. Sono velisti esperti, attrezzati, abituati al mare. Ma la loro imbarcazione non arriverà mai a destinazione. I loro corpi verranno recuperati giorni dopo, galleggianti nel Canale della Manica. Nessuna chiamata di emergenza, nessun rottame, nessun relitto. Solo un traghetto – il Pride of Bilbao – che incrocia la loro rotta e un ufficiale che forse non ha visto ciò che avrebbe dovuto. O forse sì. In mezzo, un processo per negligenza, teorie di impatti mai avvenuti e una barca scomparsa senza lasciare traccia, come inghiottita da un buco nero.

Due casi apparentemente lontani e scollegati, ma legati da un sottile filo rosso: il mistero. Cosa succede quando qualcuno scompare in un luogo dove tutti sembrano troppo occupati per notarlo? Quando le immagini sgranate di una videocamera o una luce fioca in mare aperto sono tutto ciò che resta? Forse, la verità è sempre stata lì. Ma nessuno ha saputo – o voluto – guardare davvero.

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